Il marketing delle emoji continua a stupire.
Sembra strano, ma a volte basta inserire un semplice ✌ per vedere una differenza notevole in termini di risultati. Questo avviene perché l’uso di emoji può modificare la percezione che gli altri hanno di noi, e influire di conseguenza sulle nostre relazioni sociali. A indicarlo è la psicologa Linda Kay, in un lavoro pubblicato recentemente su Trends in Cognitive Science. Come non dedicare dunque un articolo a questo fenomeno in ascesa? Buona lettura! ?
Storia di un successo
Le emoji sono state create nel 1990 dalla NTT DoCoMo, società di comunicazione giapponese. Il nome deriva da “e” + “moji”, traducibile con “pittogramma”, il segno grafico tipico del giapponese e del cinese. Non vanno pertanto confuse con le “emoticons”, che sono invece le faccine disegnate con i segni di punteggiatura tipici delle lingue occidentali. Le emoji sono infatti vere e proprie immagini, da Babbo Natale ? a una tavolozza di colori ? .
L’esplosione delle emoji avviene ufficialmente nel 2011, quando vengono integrate da Apple all’interno dell’iPhone. Comincia una scalata senza sosta, con traguardi da far invidia: nel 2015, la parola dell’anno dell’Oxford Dictionary è “Tears of Joy’ emoji”. In autunno 2016 il Museum of Modern Art acquista l’intero set originale di 176 emoji per la sua collezione permanente, affermando che la cultura di internet è un progetto universale di collaborazione artistica che appartiene a chiunque. Mica male per un disegno 2D di 12px X 12px!
I dati dell’emoji marketing
I riconoscimenti non vengono soltanto dal mondo accademico. Il vero successo delle emoji è decretato sul campo del marketing e della comunicazione: con un tasso di crescita pari a +20% al mese nel 2016 (Dati Persado), le emoji sono diventate il punto di riferimento per le aziende desiderose di creare un dialogo con la loro presa preferita: i Millennials. Amanti del linguaggio veloce, visivo ed essenziale, i giovani ragazzi digital di oggi si lasciano attrarre più facilmente da una newsletter o un messaggio pubblicitario contenente un ?, un ? o ancora una? .
I brand che stanno utilizzando l’emoji marketing
Molte aziende stanno già sfruttando la miniera d’oro delle emoji.
E’ il caso di Durex, che ha lanciato una campagna video chiedendo al consorzio Unicode di aggiungere un emoji che rappresenti il loro prodotto più famoso.
Ancora più celebre il caso di Domino’s Pizza, precursore assoluto dell’emoji marketing. Nel 2015, l’azienda si pone una domanda: c’è un altro alternativo alla telefonata per farsi consegnare la pizza a domicilio? La risposta è si, e non è un portale online… ma un social. Basta infatti inviare un’emoji a forma di pizza al canale Twitter per vederci consegnato il desiderato pasto…
Tante sono le realtà che stanno continuando su questo versante: ne è un esempio L’Oreal con la campagna “Beaumoij”, idem per le “Pepsimoji” di Pepsi & Pizza Hut.
Noi non sappiamo se questa tendenza durerà per sempre o sarà passeggera. Certo è che le emoji hanno già cambiato le carte in tavola… e sicuramente hanno posto le basi per altre forme di comunicazione future più veloci, dinamiche e visuali ? !